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DISTIMIA

Personalmente, ritengo che sia più adeguato il vecchio termine    (nevrosi depressiva). Le nevrosi sono scomparse dalle classificazioni psichiatriche moderne. I motivi di ciò non sono del tutto chiari. In ogni caso, il concetto di nevrosi come disturbo psicoemozionale e non come malattia in senso medico sopravvive non solo in ambito psicanalitico, ma anche nella pratica quotidiana.

Diversamente dalla patologia depressiva maggiore, dove la chiara presenza di alterazioni biologiche  implica una rilevanza terapeutica primaria dell’intervento farmacologico, nelle nevrosi depressive il farmaco può risultare anche molto utile, ma solo sul piano sintomatico, e deve essere associato ad interventi psicoterapici, pena la cronicizzazione. Questo perché si tratta di disturbi che si sviluppano e si organizzano nell’area psicologica e non mostrano di possedere chiari e prevalenti alterazioni biologiche.

Nella mia pratica clinica, non ho mai visto guarire una nevrosi con una farmacoterapia, mentre la guarigione, definitiva o temporanea, di un episodio depressivo maggiore è cosa all’ordine del giorno, al di là di possibili recidive a distanza. Viceversa, è esperienza consolidata osservare, nelle idonee condizioni, la modificazione degli stati nevrotici attraverso una adeguata psicoterapia.

I sintomi della distimia sono sostanzialmente sovrapponibili a quelli della depressione maggiore, solitamente meno marcati. Tuttavia, il metro quantitativo non è quello adeguato per distinguere le due forme. La differenza fondamentale riguarda, infatti, non l’osservazione trasversale ( rilevamento dei sintomi ), bensì quello longitudinale, ovvero l’andamento nel tempo e la influenzabilità da parte delle circostanze.

La depressione maggiore, anche in virtù delle alterazioni biologiche, è, come detto, fissa e indipendente, rispetto allo scorrere del tempo e degli eventi; possiede una autonomia che le deriva dall’essere più propriamente una malattia.

La nevrosi depressiva, proprio in quanto nevrosi, ha un andamento sintomatologico influenzato significativamente dagli eventi, esterni o interni che siano, in modo tale da apparentarsi concettualmente più con l’ansia che con la depressione. La storia di un depresso maggiore mostra con chiarezza ( ove non vi sia cronicizzazione ) intervalli liberi dai sintomi, inizio e termine dell’episodio, che non a caso si definisce tale. Quella di un distimico mostra un andamento mai del tutto libero e mai del tutto fissamente patologico.

L’affermazione che la terapia elettiva della nevrosi depressiva, come per tutte le nevrosi, è quella psicologica non esclude la possibile utilità di un trattamento sintomatico con farmaci, ansiolitici e/o antidepressivi., nel presupposto che, comunque, in psichiatria si ragiona per prototipi (quadri principali, tipici) e per modelli che a tali prototipi più o meno si possono avvicinare. In altre parole, è possibile trovarsi davanti al caso che presenta caratteristiche di confine. D’altra parte, la identificazione del prototipo più vicino ( il “pianeta” che esercita maggiore attrazione gravitazionale ) risponde all’esigenza di formulare l’intervento terapeutico portante, al quale associare poi l’eventuale intervento aggiuntivo, con valore di complemento, utile ma non indispensabile.

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​marco tanzella psichiatra prato

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