
DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO
All’interno di questa definizione si trovano quadri clinici molto diversi tra loro, non tanto per quanto attiene ai sintomi, che sono sostanzialmente gli stessi, quanto per la gravità di essi e per la possibilità, da parte del paziente, di contrastarne o meno la forza. Anche sotto il profilo degli è possibile che vi siano differenze non trascurabili: ad esempio, molti studi, peraltro ancora da meglio interpretare e confermare, sembrano rilevare alterazioni neurologiche nelle forme di DOC grave. Infine, anche la sensibilità alle misure terapeutiche, in accordo con quanto appena detto, varia sensibilmente: le forme meno gravi appaiono sensibili alle terapie psicologiche e scarsamente ai farmaci; viceversa, le forme gravi sono molto sensibili al trattamento farmacologico e si giovano scarsamente delle psicoterapie, le quali, peraltro, sembrano comunque migliorare il risultato e la prognosi, se affiancate al farmaco.
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LE OSSESSIONI
Le Ossessioni consistono in oggetti mentali ( pensieri, immagini, impulsi ) a carattere ripetitivo persistente (tipo “disco rotto”, che è diverso dal “pensare spesso” alla stessa cosa nell’arco della giornata).
Tali oggetti vengono percepiti come qualcosa di estraneo. La persona, cioè, pur riconoscendo tali oggetti come propri e non provenienti dall’esterno, non ne riconosce la propria volontà di pensarli. Ad esempio, una persona molto religiosa può sentire presentarsi, suo malgrado, pensieri o frasi di bestemmia
La persona che percepisce Ossessioni non è in grado di cancellarle o di deviare il proprio pensiero. O meglio, può riuscire a farlo, ma solo per un breve lasso di tempo, poiché ogni manovra risulta infine inutile e le ossessioni riprendono subito campo.
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LE COMPULSIONI
Le Compulsioni consistono in comportamenti ripetitivi ( come le Ossessioni ) e consapevoli, agiti in conseguenza di una Ossessione, oppure indipendentemente da essa, in virtù di regole rigide, con vari significati, ma comunque costituenti un vero e proprio rituale. Il rituale può avere il significato esplicito di scaramanzia rispetto ad un evento specifico temuto, oppure ad una generica prevenzione di eventi avversi. Altre volte, il rituale serve ( o meglio, vorrebbe servire) a disinnescare l’angoscia legata ad una Ossessione.
Ad esempio, nel primo caso, l’aprire e il chiudere tre volte il portone di casa prima di uscire “serve” a prevenire disgrazie; più esattamente, il non farlo lascia nella angosciosa sensazione di aver omesso qualcosa che avrebbe potuto servire a tale scopo. In un esempio del secondo caso, l’idea ossessiva di avere investito qualcuno all’incrocio appena superato con l’auto, costringe la persona a ritornare indietro per controllare la veridicità o meno di tale idea.
In ambedue i casi, ed in modo particolarmente evidente nel secondo, si tratta di idee e comportamenti considerati assurdi.
Di ciò la persona è del tutto consapevole; ciò nonostante, risulta impossibile non compiere tali azioni, trattandosi, appunto, di Compulsioni ( dal latino compellere = costringere ). Come per le Ossessioni, la persona può anche tentare di resistere alla Compulsione; tuttavia, tale resistenza comporta il lievitare di un’angoscia intensa, che è possibile interrompere solo cedendo, infine, alla Compulsione stessa.
In altre parole, la persona si trova nella condizione di dover obbedire ad un impulso costrittivo – pur riconoscendone la assurdità - in quanto unico mezzo per controllare l’angoscia montante legata al tentativo di resistere. Di conseguenza, non solo esiste la sofferenza direttamente connessa al meccanismo ossessivo-compulsivo, ma se ne aggiungono almeno altre due: una connessa al percepire sé stesso in modo fortemente svalutante ( Sarò stupido? Sarò pazzo? Altrimenti come potrei fare cose che so bene essere così assurde? ) ed una connessa alla pesante interferenza con le attività quotidiane ( i rituali possono arrivare ad assorbire grande parte dei tempi e delle energie della persona, fino a livelli invalidanti ).
Spesso, nel DOC, vi è una tonalità depressiva che può arrivare a coincidere con un vero quadro depressivo maggiore. Ciò può essere a volte interpretato come fenomeno secondario, conseguente al peggioramento della qualità della vita, ma può anche rappresentare un elemento costituente del disturbo, esistendo una forte parentela fra disturbi maggiori dell’umore e DOC.
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ASPETTI PSICOLOGICI
Psicologicamente, il DOC è caratterizzato fondamentalmente da una esasperazione del bisogno di controllo, che si scontra con la estrema imprevedibilità della realtà. L’inevitabile fallimento spinge a cercare di perfezionare (appunto, ossessivamente) le strategie di controllo, con un circolo vizioso che si ripete ininterrottamente, in una cornice di angoscia continua.
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TERAPIA
La terapia farmacologica del DOC, in accordo con i dati delle ricerche, che evidenziano alterazioni biologiche – più o meno rilevanti - rappresentate da deficit dei sistemi serotoninergici, si fonda sull’uso di antidepressivi attivi sulla serotonina. I criteri di terapia coincidono con quelli validi per la terapia della patologia depressiva, tenendo conto che le forme gravi richiedono il più spesso dosaggi molto elevati e, talvolta, l’associazione con altre categorie di farmaci.
Anche in questo caso possono essere proficuamente attivati interventi psicoterapici , sotto forma cognitivo-comportamentale, oppure psicoanalitica. La scelta di quale tra le terapie psicologiche associare al trattamento farmacologico andrà valutata caso per caso e sarà suggerita dallo specialista.
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marco tanzella psichiatra prato
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