
DISTURBI DELL'UMORE E D'ANSIA: INTRODUZIONE

MATERIALE INFORMATIVO
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Pur non possedendo nozioni definitive circa i meccanismi che determinano i disturbi dell’umore, la pratica clinica suggerisce l’ipotesi di una predisposizione genetica variabile, su cui gli eventi - interni o esterni, minimi o eccezionali - possono agire, rivelando una ridotta riserva delle capacità di risposta biologica allo stress.
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Tuttavia, nel momento dell’osservazione, laddove si riconosca una condizione patologica, si riconosce implicitamente l’essersi comunque instaurata, ormai, quella condizione particolare, con le sue alterazioni biologiche, per cui, indipendentemente dal processo che l’ha determinata, è necessario ripristinare, con mezzi farmacologici, la normale funzionalità.
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Quando il quadro è “classico”, è possibile, già per il Medico di Famiglia, quale primo referente dell’individuo, effettuare diagnosi e terapia. Egli potrà anche valutare eventuali cause fisiche che potrebbero provocare disturbi dell’umore (ad esempio, un’anemia grave, una disfunzione della tiroide, un farmaco in corso, etc.) In casi dubbi o complessi è necessaria una consultazione specialistica.
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Per quanto riguarda l’ansia, si considera un problema da affrontare quando è eccessiva, sempre presente, seppure con alti e bassi, apparentemente immotivata e non si tratta quindi di un fenomeno temporaneo, specificamente connesso ad una situazione (ansia situazionale), destinato a scomparire parallelamente all’uscita dalla situazione ansiogena. Non di rado, è presente un abbassamento del tono dell’umore; tuttavia, anche tale abbassamento è fluttuante e capace, nelle giuste condizioni, di pronto recupero.
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Al di sotto di tale stato, si presuppone esistere una problematica psicologica profonda. La natura del problema non appare risiedere in alterazioni biologiche con valore di causa.
Le neuroscienze sono una disciplina relativamente giovane. Negli ultimi anni, indubbiamente, molti progressi di conoscenza sono stati compiuti, senza, tuttavia, avere raggiunto nessuna certezza, sia per le perduranti e obiettive difficoltà di indagine, soprattutto relative agli aspetti metabolici e biochimici del Sistema Nervoso Centrale, sia per la mutevolezza degli inquadramenti diagnostici.
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Fluttuazioni del tono dell’umore, in relazione ad eventi esterni o interni, sono, ovviamente, parte integrante del normale funzionamento psicoemozionale dell’uomo. Anzi, l’assenza di tali fluttuazioni è da considerare un indicatore di patologia. Né ha, di per sé, rilevanza la profondità delle fluttuazioni, dipendendo essa, sostanzialmente, da aspetti caratteriali.
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Il concetto di disturbo attiene invece alla qualità, piuttosto che alla quantità della fluttuazione.
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Il disturbo dell’umore diviene tale quando l’umore si disconnette dagli eventi, acquistando un proprio andamento autonomo, fisso nel tempo e non influenzabile da circostanze esterne. Tutte le funzioni partecipano alla condizione di disturbo, incluse quelle fisiologiche, cognitive e affettive.
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Un’alterazione dell’umore che non possieda queste caratteristiche di totalità, fissità e durata, non è, di norma, classificabile come patologia dell’umore.
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L’implicazione più rilevante sul piano pratico è quella che riguarda le scelte terapeutiche. I disturbi dell’umore corrispondono ad alterazioni biologiche che costituiscono il sostanziale punto di attacco per le terapie farmacologiche.
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La correzione di tali alterazioni costituisce l’obiettivo della farmacoterapia e coincide con la scomparsa dei sintomi.
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Viceversa, alterazioni dell’umore che non presentino le caratteristiche di cui sopra non risentono favorevolmente dell’azione farmacologica e l’impiego di psicofarmaci appare discutibile, in questi casi.
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E’ quindi essenziale la diagnosi (a volte non facile), per la scelta di un intervento terapeutico, distinguendo sostanzialmente le forme che necessitano di un approccio sostanzialmente medico da quelle per le quali è invece adeguato un approccio sostanzialmente psicologico.
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Peraltro, con questo non si deve intendere una separazione fra biologico e psicoemozionale, essendo l’individuo unico ed essendo ormai consolidata la visione di una medicina psicosomatica non in quanto branca particolare, bensì in quanto disciplina olistica per definizione, che si identifica con tutta la medicina.
Avvertenza: il materiale informativo ha carattere divulgativo e non costituisce fonte per autodiagnosi e autoterapie. Inoltre può non rappresentare opinioni unanimi in ambito psichiatrico, psicologico e psicoterapico.



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I temi qui introdotti vengono sviluppati nelle pagine successive.
marco tanzella psichiatra prato